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Coppini Arte Olearia, una storia molto speciale

Francesco Coppini è il direttore commerciale di Coppini Arte Olearia,  esponente di una famiglia di imprenditori protagonisti di una storia davvero unica che negli ultimi anni si è ulteriormente arricchita con l’ingresso in azienda di Anita Coppini, nipote di Francesco e rappresentante della quarta generazione. Intendiamoci il nostro Paese è ricchissimo di esempi imprenditoriali di successo ma nell’ambito dell’agro alimentare queste storie sono sempre legate a doppio filo alla cultura enogastronomica del territorio  in cui nascono e si sviluppano. Anche la storia di Coppini Arte Olearia è una storia di passione per un prodotto della terra: l'olio. La differenza però qui sta nel fatto che questa vicenda di vita e di lavoro è nata in una terra,  la Bassa Parmense dove l’ulivo non è praticamente mai stato coltivato.

Oggi "Coppini Arte Olearia" è un marchio di eccellenza che non solo rappresenta il meglio della tradizione olearia nazionale ma crea continuamente nuovi prodotti, dà vita a sperimentazioni e si concentra su un mercato ancora tutto da esplorare: quello italiano

(La famiglia Coppini. Da sinistra: Anita, Matteo, Ernesto, Francesco Pier Luigi (Ernesto è il padre di Matteo, Francesco e Pier Luigi).

Tutto ha inizio con una bicicletta

"La nostra avventura imprenditoriale e di vita - racconta Francesco Coppini - inizia  nel primo dopoguerra e vede come protagonista mio nonno Americo. In quegli anni stava nascendo quella che poi sarebbe diventata la grande industria agroalimentare italiana. Nel settore caseario in particolare si stavano affermando i primi grandi marchi che prevedevano un prodotto standardizzato da distribuire su scala nazionale. Nel nostro caso fu la politica espansiva della Polenghi Lombardo che spinse gli allevatori della zona a conferire il loro latte alla nascente industria provocando la chiusura dei piccoli caseifici distribuiti sul territorio. In uno di questi caseifici lavorava mio nonno che si trovò così improvvisamente senza lavoro. Così decide di fare una cosa che ha dell’incredibile: mettersi a vendere olio di oliva nel Parmigiano, girando di paese in paese con una vecchia bicicletta. Fu un po’ come andare a vendere pesce di mare in Trentino o frigoriferi al Polo Nord.

Quella del nonno fu un’idea insieme folle e straordinaria. Non solo per la scelta del prodotto da vendere in un territorio dove l’olio si usava poco e dove soprattutto non c’era nessuna produzione locale ma anche perché in zona c’erano già in attività dei commercianti di olio.”

Nasce la Coppini Arte Olearia

“Se il nonno fu determinante per l'idea chi ha veramente costruito l’azienda dal nulla è stato nostro padre Ernesto. E’ con lui che ci siamo trasformati da semplici rivenditori in produttori. Io e i miei fratelli (la terza generazione) abbiamo condotto l'azienda verso la modernità grazie a scelte molto rigorose a livello di prodotto e una nuova attenzione al marketing e alla comunicazione.

Le scelte fatte allora erano controcorrente ma oggi stanno pagando. Per esempio noi non facciamo la grande distribuzione (con l’eccezione di Eataly dove copriamo sostanzialmente la fascia alta di prodotto) ma preferiamo vendere direttamente alla ristorazione oppure attraverso rivendite selezionate. Oggi vendiamo anche al consumatore finale attraverso il nostro  e-commerce aziendale, ma si tratta di quantità molto limitate”.

(Il Museo Agorà Orsi Coppini: L'Agorà)

Perché parliamo di un’azienda unica nel suo genere

Non facciamo distribuzione di marchi e neppure vendiamo all’estero con lo stesso marchio prodotti diversi come fanno in molti perché il nostro obiettivo non è vendere olio a qualsiasi costo ma promuovere la cultura dell’olio. Su questa scelta siamo rimasti coerenti da più di vent’anni e il successo di oggi dimostra che si è trattato di una scelta vincente.

Non vi nascondo però che soprattutto negli ultimi dieci anni mantenere con coerenza questa politica aziendale non è stato affatto facile. In tanti ci hanno suggerito di concentrarci sul mercato estero  e sulle grandi quantità a discapito della qualità ma noi siamo consapevoli che è importante presidiare il mercato  italiano con prodotti buoni proprio per evitare una pericolosa deriva del nostro mercato interno.

Per fare questo la cosa più importante è lavorare per promuovere  la cultura dell’olio, far capire la differenza tra un prodotto buono e uno che non lo è. Le persone stanno incominciando a capire che è molto meglio consumare una bottiglia di olio di meno ma ma che sia olio buono, così come si può mangiare un etto di prosciutto in meno ma consumare un prodotto sano e di filiera. Ecco io sarò deformato sotto questo aspetto ma sono per il ‘poco ma buono’. Se invece devo andare all’estero e mettermi in concorrenza con tanti altri a chi fa il packaging più estremo …. beh allora preferisco starmene in italia e sviluppare il nostro marchio sul mercato nazionale che ci può dare ancora tante soddisfazioni.”

Il mercato Italiano e la sua maturazione

“La tendenza verso l’utilizzo di olio di qualità in Italia è sempre più accentuata. Lo è nella ristorazione dove ormai l'olio utilizzato in cucina diventa parte integrante di un piatto e del suo equilibrio di sapore. Possiamo però dire che un processo simile negli ultimi tempi si sta manifestando nel mondo delle pizzerie. Qui tutto è cominciato con una diversa attenzione alla qualità degli ingredienti, alle farine, ai lieviti e ai tempi di lievitazione, alla ricerca sulle birre e adesso anche nel mondo delle pizzerie si è incominciata a prestare molta attenzione all'olio. Anche qui, come per i ristoranti, tutto è cominciato con l’arrivo delle nuove generazioni di giovani imprenditori, quelli che sostanzialmente hanno raccolto dai padri il testimone dell’impresa di famiglia.

Naturalmente questa cosa va relativizzata. Non dico che in tutte le pizzerie si utilizza olio EVO italiano di qualità. In molti fanno difficoltà a spendere 10 euro per un nazionale però magari trovi un comunitario buono di quelli che si possono acquistare intorno ai sei euro.

Questo per dire che c’è ancora molto da fare. Per esempio si pensi al mondo dei panifici dove c’è molta strada da percorrere. Lei non ha idea di quanta sansa si utilizza ancora oggi nella panificazione in certe zone del Paese.”

Coppini Arte Olearia, amore per l’olio in tutte le sue forme

Il nostro stabilimento non è un antico frantoio incastonato in qualche sognante e assolata vallata costellata di ulivi, ma una sede produttiva moderna ed efficiente, situata a pochi chilometri dal casello della Milano-Bologna, inserita nel contesto di una normale zona artigianale. Sono molte le persone che si lasciano ingannare da questo contesto e pensano che siamo un’azienda che fa grandi numeri e che lavora per la grande distribuzione.

Niente di più falso. Spesso e volentieri le aspettative di chi entra da noi sono veramente basse ma cambiano subito idea sul nostro conto non appena gli spieghiamo come lavoriamo e soprattutto non appena hanno l’occasione di degustare il nostro prodotto. D’altra parte non è il luogo dove si imbottiglia che fa la qualità di un olio ma il territorio dove crescono le olive, la qualità del raccolto, le attenzioni e le cure rivolte alla pianta aì e ai suoi frutti. Quello che conta veramente è la vicinanza del frantoio ai luoghi di raccolta.

Noi abbiamo un rapporto diretto con i nostri produttori che sono presenti in tre regioni italiane a grande vocazione olearia. In Sicilia dove attualmente è concentrato quasi il 70% della nostra produzione, precisamente a Castelvetrano, abbiamo un frantoio di proprietà dove vengono frante olive di qualità Nocellara del Belice e Biancolilla. In Abruzzo (la prima regione dove siamo arrivati) e in Puglia ci appoggiamo a due frantoi locali.  E poi c’è un quarto frantoio che utilizziamo esclusivamente per la produzione di biologico.

Quindi abbiamo queste tre produzioni in queste tre regioni dove facciamo gioco di filiera con i nostri olivicoltori. Abbiamo tracciato una prassi operativa che chiediamo loro di seguire e rispettare per ottenere un prodotto di elevata qualità. Abbiamo anche introdotto degli elementi di premialità per chi consegna il prodotto migliore ma in ogni caso garantiamo sempre una remunerazione equa se il prodotto consegnato risponde ai nostri requisiti.

Siamo convinti che se vogliamo che l’olivicoltore ci fornisca sempre il miglior prodotto possibile è necessario che abbia la possibilità di guadagnare il giusto dal suo lavoro perché solo così può investire nella sua azienda e mantenere alti gli standard. Per esempio se la situazione dell’uliveto richiede di investire in determinati trattamenti (come ad esempio le trappole per la mosca) è fondamentale che il coltivatore abbia a disposizione le risorse economiche per poterlo fare nel momento giusto. Noi possiamo essere bravissimi a raccogliere e a trasformare ma se ci arriva un oliva che non è buona c’è poco da fare.

Quello che mi preme fare emergere da questo mio racconto non è un discorso del tipo: ‘hai visto questi come sono bravi …’ . Voglio piuttosto far capire che in questo luogo (la nostra sede si San Secondo Parmense) le persone condividono prima di tutto la passione.  Perché se c’è la passione allora puoi fare qualsiasi cosa, puoi fare la grande cucina di pesce in trentino e puoi anche imbottigliare un grande olio nella Bassa Parmense.

Insomma qui si lavora e si fanno tante belle cose ma si hanno anche molte soddisfazioni in termini di riconoscimenti. Per esempio il nostro prodotto è stato selezionato da CIBUS la grande fiera dell’alimentare di qualità. Voglio dire non è che noi siamo andati a chiedere loro qualcosa, ci hanno proprio scelto loro fra tanti per la qualità del nostro prodotto”.

L’olio non è solo cibo

“L’amore che si respira da noi alla Coppini Arte Olearia per il nostro prodotto arrivo a definirlo come una sana follia. E’ stata una sana follia quella che ha spinto mio nonno a vendere olio nella Bassa Parmense. E’ stata una sana follia quella che ha spinto mio padre a mettersi a cercare il prodotto migliore in giro per l’Italia per poi imbottigliarlo proprio qui, in quello che fino a pochi decenni fa era il regno della nebbia (dico era perchè anche qui in pianura padana i segni del cambiamento climatico sono sempre più evidenti). Ma è stata una sana follia anche quella che ci ha spinto qualche anno fa ad acquistare, sempre a San Secondo Parmense, un antico caseificio abbandonato (non esattamente quello in cui lavorò mio nonno ma una struttura molto simile) per metterci dentro un museo dedicato all’olio d’oliva.  Contrariamente a quello che si può credere qui abbiamo una notevole affluenza di pubblico anche perché siamo inseriti nel circuito dei musei della Food Valley Parmense. Insomma siamo nello stesso circuito con i vari musei del salame, del culatello, del prosciutto, del pomodoro, del parmigiano e via discorrendo.

E’una struttura privata che utilizziamo per diffondere la conoscenza della cultura dell’olio. Facciamo anche degustazioni con i nostri prodotti ma il museo è prima di tutto un luogo di incontro. Ci sono una sala convegni, due ambienti espositivi impostati su un percorso di archeologia industriale che va dalle macine a trazione animale a quelle a forza idraulica. e infine una struttura bellissima, la nostra Agorà, uno spazio per incontri all’aperto dove almeno una volta al mese (in epoca pre-covid naturalmente) tenevamo degli incontri, delle chiacchierate pubbliche per informare sul prodotto olio di oliva.

L’amore è un albero di ulivo

“Noi di Coppini Arte Olearia facciamo l’olio con i frutti dell'olivo e portiamo in giro non un semplice prodotto ma la grande cultura che ci sta dietro. I nostri agenti - per esempio- non vanno in giro a vendere ma a raccontare. Quando arriviamo dal cliente non cerchiamo di chiudere la vendita magari forzando con le classiche tecniche di persuasione. Ci sediamo al tavolo con lui. Facciamo assaggiare il nostro prodotto, gli spieghiamo come viene fatto e tutto quello che c’è dietro.

Quello che io dico sempre ai miei ragazzi è che si devono concentrare sul racconto della parte culturale poi tutto il resto viene da se.  Se concludiamo la vendita bene. Altrimenti se il cliente non è ancora pronto a fare una scelta su un prodotto che certamente costa qualcosa in più va bene così. Noi abbiamo comunque seminato e le assicuro che il più delle volte sono proprio loro che anche a distanza di qualche anno  ci contattano e lo fanno quando si sentono pronti.

E quindi il nostro progetto familiare si è consolidato negli anni seguendo questo percorso, che ci ha sempre contraddistinto e che oggi contraddistingue non solo la famiglia ma tutti i nostri collaboratori. Passione per il prodotto e capacità di sognare.

A proposito di sogni pensi che mio fratello Paolo nella sua carta d'identità aveva fatto scrivere “di professione astronauta’. Dico aveva perché purtroppo è mancato prematuramente nel 2016 ma il suo spirito e il suo insegnamento è ancora molto presente in tutti noi.

Paolo è stato protagonista nel 2008 di una vicenda incredibile. Assieme ad alcuni amici ha risalito a piedi il monte Everest fino ai 5mila metri della Piramide, il laboratorio scientifico costruito dal CNR. Il tutto per portare in quei luoghi una pianticella di ulivo a cui venne dato il nome di Americo, lo stesso del nonno. Durante il tragitto il gruppo incontra tante persone di mille nazionalità diverse, tutte incuriosite da questa pianta che spunta fuori dallo zaino di Paolo ed è stato bellissimo il fatto che tutti abbiano colto il vero significato di quel viaggio (portare un messaggio di pace e di speranza) e si siano prestati a recitare e cantare il mantra di questa avventura: “L’amore è un albero di ulivo” facendolo ognuno nella propria lingua.  Da questa vera e propria Babele (guarda qui il promo del docufilm dedicato al viaggio) emerge il senso della universalità di questa pianta che da seimila anni ci nutre e ci illumina, simbolo di pace e di tolleranza”.

Abbiamo voluto chiudere la nostra intervista con questa vicenda particolare perché ha segnato in profondità la famiglia Coppini. Questa avventura racconta meglio di tante altre cose lo spirito con cui in questo luogo si lavora con tanta passione giorno dopo giorno.

E se in questo percorso può capitare che qualcosa - per qualche motivo- non vada per il verso giusto non importa. Se le intenzioni sono buone prima o poi darà i suoi frutti con la stessa tenacia con cui dopo una gelata mortale dalle sue radici la pianta di ulivo rinasce: “Magari dopo vent'anni, ma è certo che rinasce!”

Paolo Coppini